La storia della famiglia Morra è simile a quella di tante altre realtà contadine, in questa terra di Roero dove le colline sfumano verso la pianura e la vite, oggi, è il denominatore comune. L’azienda agricola nasce polivalente con l’avo Stefano, negli anni Venti del Novecento, che, come da copione e tradizione, coltiva e alleva; cereali anzitutto ma anche frutta, le pesche sono di casa, e col tempo punta sempre più sulla viticoltura, che in cuor suo è passione. Antonio, figlio di Stefano, nel Dopoguerra aumenta ulteriormente la superficie a vigneto e inizia la produzione dei primi vini sfusi, venduti in damigiana per poi compiere il passo successivo con il figlio Stefanino che inizia a imbottigliare parte della produzione. Quest’ultimo, oltre alla moglie Edda e al cognato Gianni è ora affiancato dai giovani Luca ed Erica, quarta generazione, ormai viticoltori a tempo pieno.
Ed è proprio Luca che, il 7 dicembre, nel corso di una serata torinese ai Tre Galli ci accompagna alla scoperta della cantina di famiglia e delle sue etichette più rappresentative. Diplomato all’Enologica di Alba, il trentenne rampollo di casa Morra, illustra con passione e competenza l’attività aziendale, oggi forte di 15 ettari. La consulenza dell’enologo Gianfranco Cordero, di per sé una garanzia, si ritrova sin dai primi assaggi che rivelano pulizia, eleganza e forte identità territoriale. I nettari che si possono avvalere della menzione Castellinaldo, sottozona del Barbera d’Alba, hanno una forte valenza con tipicità che si estrinseca nella pienezza e la complessità fenolica che mascherano l’acidità, marchio di fabbrica dell’uva simbolo del Piemonte. Tre millesimi caratterizzano la degustazione che verte su una piccola verticale: 2021, 2016 e 2011. L’annata più giovane propone già una bella beva che addirittura nei 2016 e 2011 evidenzia ancora una spavalda freschezza, vero e proprio invito alla conservazione delle bottiglie.
Interessanti anche il Roero Arneis, il Roero e il Piemonte Brachetto. Il Nebbiolo è per questa terra l’uva a bacca nera prediletta così come lo è la Favorita tra le uve bianche. Devo essere sincero, le Barbera degustate sotto il cappello della sottozona Castellinaldo mi hanno colpito e convincere un Nebbiolista non è cosa semplice.
Ci si lascia, dopo il piacevole convivio, con la promessa di andare, quanto prima, a fare visita ai Morra in azienda, sarà l’occasione per provare anche la Favorita e non solo e tuffarsi in una zona che ha le carte in regola per conquistarsi un posto di rilievo nel panorama produttivo regionale.
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