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  • Alessandro Felis

Tante Malvasia, una sola è Moscata!



La famiglia delle Malvasia è sicuramente una delle più ampie nel mondo dell’ampelografia, disciplina che studia le varietà di uva da vino. In Piemonte sono maggiormente diffuse quelle a bacca nera che originano i rinomati mosti parzialmente fermentati della Collina Torinese; tra le bianche, impossibile non ricordare, a livello nazionale, quella che rientra tra i vitigni contemplati nell’assemblaggio che origina il Chianti o quella dei Colli Piacentini.


Meno conosciuta, nelle nostre zone, la Malvasia Moscata che nella tradizione monferrina veniva chiamata Greca salvo poi dovere mutare il nome causa il divieto, a livello comunitario, di usare nomi con richiami geografici per le varietà di uve. L’avevamo assaggiata vinificata secca e passita nel Pinerolese dove viene ancora coltivata in quantità che si potrebbero definire confidenziali, l’abbiamo ritrovata con sommo piacere a Lu Monferrato, la scorsa settimana in una degustazione organizzata dalla famiglia Casalone.


Due generazioni – il patriarca Ernesto con i figli Paolo e Pier Angelo - ci accolgono e raccontano l’epopea – il termine non è così esagerato – di quest’uva che secondo la leggenda “partì dal porto di una piccola cittadina greca del Peloponneso, Monemvasia, dalla quale i Veneziani nel XIII secolo importarono in Italia i vitigni che presero l’attuale denominazione di Malvasie.” In quest’azienda di 10 ettari, che produce 40.000 bottiglie, il fascinoso vitigno si declina in tre tipologie che ne dimostrano la versatilità: bianco fermo, passito e spumante metodo classico. Una degustazione guidata condotta dall’enologo del podere, Giovanni Bailo, e dai Casalone, coadiuvati dal ricercatore del CNR Stefano Raimondi, proponeva: 4 vendemmie del fermo (2017, 2009, 2005, 1997), 4 dello spumante (2012 – 60 e 24 mesi sui lieviti, 2008 - 36 mesi -, 2006 – 12 mesi -) e 3 del passito (2015, 2004, 2000). Nei vini fermi e passiti viene evidenziato il bouquet intenso, originale, con note di rosa, miele e fiori di acacia. Nella vinificazione in bianco secco si apprezza l’assenza della nota amara tipica di molti Moscato vinificati senza residuo zuccherino.


Il pranzo che concludeva la piacevole scampagnata, nonostante la temperatura e la pioggia decisamente autunnali, permetteva di abbinare saporiti salumi, formaggi e deliziosi agnolotti ai rossi della Casa. Notevole il Grignolino con una maturazione in tonneaux di rovere francese per 24 mesi, dedicato al quadro più famoso del casalese Pietro Francesco Guala: “I Canonici di Lu”. Il vitigno principe di questa terra piace col suo rosso rubino limpido, sentori fini di pepe e lampone con richiami da erbe aromatiche, e con la bella struttura in bocca supportata da un tannino elegante.


Una volta ancora abbiamo apprezzato la ricchezza del nostro Piemonte, dei suoi vitigni autoctoni, di quelli importati ma presenti da tempo, di chicche enologiche che, come il villaggio di Astérix, resistono, non ai Romani ma alla standardizzazione enologica. Grazie, anche per questo, ai Casalone e ai tanti viticoltori che continuano o intraprendono questa strada.

AZIENDA AGRICOLA CASALONE

Via Marconi 100

Lu Monferrato (Al)

Tel: +39. 0131.741280

info@casalone.it

www.casalone.it

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