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Sumà, la tradizione che non delude

  • Immagine del redattore: alessandro felis
    alessandro felis
  • 9 giu
  • Tempo di lettura: 2 min

Ero stato da Carlo Marocco, nel 2020, a ottobre precisamente, in quell’anno marchiato dal Covid con tutte le difficoltà e la tristezza che lo hanno contraddistinto. Ci sono tornato alcuni giorni fa, con un altro spirito, sicuramente più leggero e per vedere come era evoluto il locale, allora, appena aperto. Volendo essere sinceri, una piccola difficoltà si riscontra anche oggi, dovuta ai lavori che interessano via Indipendenza, arteria centrale di Poirino sulla quale sorge il locale, ma nulla di insormontabile tanto più, importante sottolinearlo, che Sumà rimane aperto, nonostante lo scombussolamento della viabilità, tranne il lunedì e il martedì, come sempre.

 

Ricordiamo che somà (i puristi, di cui faccio parte, lo scrivono con la o anziché con la u), in piemontese, indica gli amici, quelli fraterni, i compagni sicuri con i quali condividere i momenti belli, tra cui un pasto di quelli di una volta, senza inutili fronzoli e voli pindarici.

 

Un comodo cortile interno dove posteggiare e la spaziosa, luminosa sala accoglie. Moderno e dalla mise en place di tono, il locale piace e si dà arie di ristorante modaiolo ma la cucina di Claudia è quanto c’è di più rigorosamente ancorato alle campagne piemontesi. La fidanzata storica del padrone di casa – anche il termine fidanzata, mi piace, perché sa di tempi andati, oggi è in disuso e non capisco perché – viene da una famiglia di ristoratori di Cellarengo.

 

I piatti proposti sono scritti su una lavagna e sul cartaceo. La mia visita coincideva con la fine del periodo degli asparagi, perché quando il fornitore, un agricoltore che dista pochi minuti, unico e fidato, finisce la produzione, non ne acquistano altri, da nessun altro. La stagionalità è una cosa seria e va rispettata rigorosamente. Una volta lo si faceva, soprattutto per la mancanza di tecniche di conservazione adeguata, oggi per impegno professionale che nel piatto significa prodotto sicuro e dalle caratteristiche organolettiche ineccepibili.

 

Ottimo salame cotto della macelleria Stura di Buttigliera d’Asti in amuse-bouche, assaggini di antipasti misti, acciughe con bagnetto rosso e verde, agnolotti, tagliolini a coniglio disossato alla cacciatora. Gli asparagi mi hanno convinto e quelli semplicemente cotti al vapore con una maionese, montata a mano, come si faceva quando la cucina era tale e non moda, mi hanno fatto rivivere emozioni e rivedere immagini di tanto tempo fa, quando ero ragazzo. Una filosofia che, sono sicuro, tra pochi anni, tornerà prepotentemente alla ribalta quando qualche guru o influencer decreterà che il fine dining (termine che odio e fuori luogo ma che piace ai gastro-incompetenti) è morto e che solo la cucina del territorio, delle piole, dei somà ha ragione di essere.

 

Breve ma molto personale la carta dei vini. Anche questa molto piemontese,  secerne anche una chicca, fuori regione, prodotta dal cognato di Carlo, Gianni Ferliga. Un bel Lugana Tribute che ha accompagnato questo pranzo, un mercoledì che avresti voluto non finisse più per continuare il viaggio nel passato che rivive per ogni commensale che presto tornerà come somà.

 

E Carlo prepara altri racconti con cui intrattenerti per una prossima visita.

 

Sumà Vino e Cucina

Via Indipendenza, 27 - Poirino (To)


 

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