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Dom Pérignon, da Hautvillers alle Valli di Lanzo.

  • Immagine del redattore: alessandro felis
    alessandro felis
  • 26 lug 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 27 lug 2021


Lo devo ammettere pur essendo italo-francese non mi era mai capitato di festeggiare il 14 luglio. Anche se il mio lato transalpino è evidente, il mio cuore batte per l’italica penisola; ma poi ritrovo Francesco Eblovi dopo molti anni (vedere recensione Valli di Lanzo nella sezione “In cucina”) che mi coinvolge nella sua Presa della Bastiglia edizione 2021. Una rivoluzione tra tavola e cantina, tutta tra fazioni che la pensano allo stesso modo e che uniscono ricette nostrane e vini, anzi Champagne, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E che rivoluzione!


Si arriva nel grazioso comune montano e l’atmosfera è di festa, bandiera tricolore (quella col blu anziché il verde) ai balconi dell’antica locanda con camere e Marseillaise diffusa dalle casse, alternata alla Montanara che, come ricorda Francesco, con punta di orgoglio valligiano, è stata scritta da Toni Ortelli, nel 1927, al Pian della Mussa, in queste valli. Lato musica, si parte alla pari e non vi è battaglia che tenga. L’aperitivo vede dominare i magnum di Moët & Chandon 2012 - un gran bell’inizio - con un susseguirsi di stuzzichini da sfamare un esercito di sans culotte e fare gioire i gourmet che, come il sottoscritto si dilettano con cartocci di alici e porcini fritti, salumi goduriosi, focacce e altri assaggini che già giustificano la gita “lassù sulle montagne”.


Nonostante il periodo, la temperatura è fresca e si appezza l’invito ad accomodarsi nelle sale che i francesi – non si possono non tirare in ballo questa sera – definirebbero cossues, termine difficile da tradurre perché opulento è molto vicino ma manca quella sfumatura di benessere che traspare dal lemma transalpino. Terno secco di tre Dom Pérignon (2010, Rosé 2006, Plénitude 2 2003) e anche il bevitore meno accorto si rende conto di quanta verità vi è nella frase attribuita al monaco cellario di Hautvillers cui è attribuita la prestigiosa linea della Moët & Chandon, che diceva che “beveva le stelle” sorseggiando quello che oggi definiamo Champagne. Assaggiamo intere costellazioni; la Via Lattea, mai nome fu così errato per questa serata, si illumina e diventa ricettacolo di profumi di lievito, raffinati sentori che emanano da Pinot noir e Chardonnay assemblati per scrivere storie di nobiltà enologica, tutte per noi, fortunati fruitori di questa linfa vitale.


Dissacrante, coraggioso, fantastico ed azzeccato l’abbinamento tra il primo Dom Pérignon e la tofeja. Il piatto povero che nasce dai fagioli grassi del Carnevale canavesano, in versione raffinata, saporita, entusiasmante, dalla cucina popolare si sposa all’Ancien Régime del vino, - alla faccia di Robespierre e del Terrore -, ma nessuno sarà ghigliottinato, semmai le sole gambe potranno essere tagliate, a fine serata, per coloro che accuseranno effetti secondari post libagione. E poi altri compagni d’armi, anzi di abbinamenti con il Fassone al fieno e una selezione di dolci mignardises.


Si attribuisce a Maria Antonietta l’avere detto “al popolo manca il pane, dategli delle brioches”. Una frase che innescò la scintilla rivoluzionaria? Di sicuro i croissants salati serviti in aperitivo hanno avviato una battaglia con resa senza condizioni che ha visto come soli cadaveri decine di bottiglie di Champagne. E ho contribuito, facendo il mio dovere, alla lotta che per fortuna, il tempo di una cena unica e irripetibile non ha visto né vinti né vincitori ma solo entusiasti e sicuri reiteratori di quest’avventura.


À la guerre comme à la guerre ! Merci Mara, Francesco e Samuele, merci mes amis!



Valli di Lanzo

Via Roma 11 - Ceres (To)

Tel: +39 0123 53 180

https://www.ristorantevallidilanzo.eu/ - info@ristorantevallidilanzo.eu




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