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Immagine del redattorealessandro felis

La storia del formaggio, in centro a Torino

Sono passati 40 anni e non me ne sono accorto. Ero studente e venivo in questa bottega a comprare stracchino e fontina il sabato mattina e poi passavo dal panettiere in faccia per i grissini, i veri rubatà, mentre assaporavo, solo col pensiero, i ghiotti brigidini. Due botteghe che, come caverne d’Ali Babà, serbavano prelibatezze da ogni angolo della Penisola: formaggi, pane e biscotti. Non sapevo - allora parlavo poco e non facevo di certo interviste - che le titolari, di cui rammento il camice celeste, i candidi capelli raccolti in chignon come si usava una volta, la cadenza piemontese, erano sorelle e insieme costituivano un riferimento goloso per la città. Allora il gusto era quello vero e non una moda, come troppo spesso avviene, oggi, e il centro torinese regalava queste chicche. Luoghi imperdibili che rimangono nel cuore.


Dopo vari rinvii, la settimana scorsa, grazie a una amica e collega, mi ritrovo nell’antro casaro, immutato nel tempo e con le foto alle pareti che rammentano la gestione della nonna dell’attuale titolare: Chiara Franzoso che riporta al presente questo tuffo nel passato. Nonna Romola ha creato questo sicuro riferimento per derivati del latte in tutte le forme. Una storia tutta al femminile con la sorella Bruna che si licenzia da una fabbrica di componenti meccaniche per affiancarla e l’altra sorella, Marta, che lavora con loro prima di smarcarsi, aprire una panetteria in corso Palestro per poi tornare di fronte alla latteria di famiglia appena si libera un negozio. Questa la situazione che ho conosciuto molti anni fa. E Chiara, finiti gli studi in Scienze della Comunicazione, decide un po’ a malincuore ma con l’orgoglio a mille di riprendere l’attività; quando la nonna inizia a sentire il peso degli anni e portare avanti la tradizione delle donne di famiglia. Solo per informazione, il titolo della sua testi era: interpretazione semiotica del rilancio di un negozio storico di alimentari… Comunicatrice mancata? Assolutamente no… Anzi la miglior situazione che si potesse prospettare. Divulgare la propria storia di famiglia e farla rivivere come nessun altro saprebbe. Sapere delle generazioni che ti hanno preceduto e strumenti moderni, un binomio sicuramente vincente.


La tavolozza dei formaggi, in inverno, arriva a una ottantina di tipologie, soprattutto a latte crudo, prevalentemente italiane, con qualche inserimento francese ma anche inglese. Impareggiabili il pecorino toscano “riserva del fondatore” stagionato un anno e quello col tartufo nero, il blu del Moncenisio e quello di Treviso affinato nelle vinacce di Raboso. Chiara presenta in modo esaustivo e competente ogni cacio e ne elabora alcuno, arricchendolo di azzeccatissimi connubi con erbe e spezie come il saras del fen che sposa sesamo wasabi o la Roccaverano - buona come non ricordo di averne mai assaggiata – anche con erbe e pepe rosa.


L’attestato di impresa storica d’Italia ricorda che la boutique del piacere gustativo esiste da più di 100 anni; l’ava di Chiara l’ha rilevata nel ’58. Oltre ai formaggi, tante altre leccornie, qualche vino e la panna montata che merita una storia a sé. E poi lo zabaione da passeggio, caldo in inverno e freddo d’estate.


Avete ancora bisogno di motivi per entrare a casa Bera? Non basta il piacere di trovare prodotti eccezionali? Allora fatelo per il sorriso, la dolcezza e la preparazione di Chiara, non ve ne pentirete.


Latteria Bera

Via San Tommaso, 13 - Torino

Tel: +39 328 016 68 584



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