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Immagine del redattorealessandro felis

Spazio (7) alle persone

Ho già scritto diverse volte del ristorante della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e non mi soffermerò quindi sulla descrizione degli spazi che sono uno degli incredibili scrigni di arte moderna che custodiamo a Torino e che, contrariamente a molti musei, è una mostra dinamica dove le opere esposte vivono e si integrano alla proposta enogastronomica.


Non amo le cose scontate, né tantomeno scrivere di cose scontate e in modo scontato. (non amo nemmeno le ripetizioni, ma a volta servono: repetita juvant). E quindi non parlerò del nuovo chef, al timone delle cucine da circa un anno, o meglio lo farò ma non solo dal punto di vista culinario. In fondo, nel giro - mi vien da ridere, quale giro in effetti? - tutti lo conoscono, tutti sanno del suo curriculum pesante, della sua vita professionale segnata da Heinz Beck, dei suoi piatti iconici - bisogna dirlo per essere alla moda -, della sua giovane età e nonostante i soli 30 anni della sua padronanza perfetta di tecnica, tecnologia e territorio.


Ma quanti hanno guardato oltre? O meglio più in profondo. Quanti hanno carpito l’essenza di un romano trapiantato a Torino che porta la sua notevole esperienza, col sorriso, senza sguardi dall’alto al basso, con semplicità e naturalezza, che si muove tra fornelli e sala per presentare e completare alcuni piatti in modo quasi sommesso, sulla punta di piedi; stavo pe scrivere molto sabaudo, ma quello stiloso, il signore piemontese d’antan, che sta scomparendo anche all’ombra della Mole. Un alter ego di Emilio che crea sinergia e diventa arma vincente. Il menu proposto, le degustazioni, gli abbinamenti li potete trovare sul sito e ovunque vada la vostra scelta, troverete rigore, equilibrio ed eleganza. Oggi, ripeto, non voglio parlare dei piatti, ineccepibili, entusiasmanti, voglio condividere l’atmosfera vissuta, il tempo di una cena, con un servizio di sala, sussurrato, efficiente e coreografico nei suoi movimenti. Grazie anche a Silvio, Giorgio e il giovane Simone.


Ma soprattutto grazie ad Antonio per avermi telefonato per invitarmi, senza ufficio stampa, con una chiacchierata informale che già anticipava una bella serata. Una cena, sotto il profilo dello svolgimento, d’altri tempi, senza il battage mediatico che troppo spesso oggi annega la sostanza: locale, cuoco, cucina, vini, sala… Ho condiviso questo momento di puro piacimento con un amico, anche collega, di quelli veri - sia amico che collega - preparato, colto e quindi modesto, presente a 360 gradi, come dovrebbe essere ogni critico gastronomico che si rispetta e le sensazioni provate, erano le stesse. Siamo stati bene e rimarrà per molto tempo il ricordo della prima cena dallo chef Romano, anche con la erre minuscola date le origini, allo Spazio 7.


Antonio, permettimi un consiglio, non cambiare, rimani la persona normale che sei, la tua arte - non a caso sei in un luogo dove è cullata - non è da dimostrare, semmai da consolidare, da affermare negli anni e integrarla, facendola passeggiare a braccetto di un’ambientazione unica, senza inutili supponenze, presunzioni, come si addice alle persone intelligenti. E tu lo sei!


Lo so che volevate che parlassi dei piatti, dei vini, degli abbinamenti - pairing non mi va proprio giù come termine - ma così facendo mi sono tolto dall’imbarazzo di citarne solo alcuni, sarei stato in difficoltà. Nulla è lasciato al caso, tutto si sussegue con un meccanismo perfettamente oliato in una perfetta successione di piccoli momenti di felicità. Da ripetere!


Spazio 7

Via Modane, 20 - Torino

Tel: +39.011.37.97.626




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