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Alessandro Felis

DOP RIVIERA LIGURE


Forse non tutti lo sanno ma quella tra la nostra regione e l’olio d’oliva ligure vi è una bella storia d’amore. Sin da tempi remoti, nei giorni di magro, dove anche il consumo dei grassi era bandito, vi era una deroga in Piemonte per l’olio da usare per la bagna caoda. E se l’olivo era coltivato anche ai piedi dei monti – sta tornando negli ultimi anni – e molto diffuso era quello di noci, è altrettanto vero che per lo più arrivava dalla vicina Liguria. Qui la memoria ci riporta alle spesso citate, a metà tra leggenda e realtà, Vie del Sale. Vino e canapa per vele, funi e cordami marittimi prendevano la strada verso il mare e olio, sale, acciughe e baccalà arrivavano da noi sui basti di cavalli e muli.


Con impresse queste immagini d’antan, di commercianti dal profilo di eroi, a volte al limite della legalità, tanto era sottile il confine con il contrabbando, ieri si proponeva una giornata all’insegna dell’oro giallo ricavato dalla spremitura delle drupe. Il Consorzio per la Tutela dell’Olio Extra Vergine di Oliva DOP Riviera Ligure si presentava a Torino, second tappa di un percorso organizzato da Qualivita, nella prestigiosa e sempre adatta cornice del Turin Palace Hotel. Complici della giornata, Tano Simonato, chef stellato del milanese Tano Passami l’olio, e lo chef residente Stefano Sforza con la sua brigata. Il menu era studiato per esaltare le caratteristiche non dell’olio ma degli olii della Dop. Infatti, responsabili del Consorzio, esperti e produttori presenti hanno ricordato che il Riviera Ligure Dop non è solo oliva Taggiasca come, erroneamente si pensa. Tre sono le zone nell’ambito della denominazione con caratteri distintivi specifici:

  • Riviera dei Fiori, forse quella più identificabile come olio ligure dai profani, delicato e dai profumi leggeri e puliti, con la Taggiasca in evidenza,

  • Riviera del Ponente Savonese dove, oltre alla Taggiasca si trovano pure altre olive locali come Arnasca e Pignola, sempre morbido ma con note amari e piccanti,

  • Riviera di Levante dove le cultivar Lavagnina, Razzola e Pignola danno sentori erbacei, carciofo in primis. più marcati.


Si è rinnovato, così, un patto tra due regioni che, anche in campo enogastronomico, si completano e rafforzano, integrando ed esaltando materie prime mediterranee e alpine, mare e montagne, sole e nebbia, simboli della grande ricchezza di una Nazione che non ha eguali nel mondo. E l’olio d’extra vergine d’oliva rimane una fondamentale bandiera del nostro comparto agroalimentare; quello DOP Riviera Ligure, un signore nobile, elegante e raffinato, figlio prediletto dell’oleicoltura. Peccato che al menu, non fossero abbinati anche vini liguri o piemontesi, il connubio sarebbe stato perfetto e doveroso!

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