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Alessandro Felis

Am pias tant!


Non nascondo che quando mi hanno invitato a trascorrere una serata da Am Pias molte cose si sono accavallate nella mia mente: non sapevo con esattezza che tipo di locale fosse. Il pensiero ricorrente – deformazione “facebookiana” di chi la tecnologia la usa, poco, e la subisce, molto – era che am pias, traduzione piemontese del mi piace o I like che dir si voglia, non fosse che un luogo dal cibo virtuale ove limitarsi a cliccare il proprio gradimento dalla tastiera di un pc o di uno smartphone. Ahimè, l’avventura avrebbe potuto prospettarsi triste, smaterializzata, asettica, tecnologica o meglio molto tecno e poco logica.


Vado sul sito: racconta di una gastronomia, locale da asporto, quindi di sostanza ma am pias rimane e il dubbio pure. Il 4 dicembre, data stabilita per la cena, si annuncia sotto i migliori auspici: posteggio, che temevo difficoltoso, a pochi metri dalla bottega e scorcio sull’appena inaugurata illuminazione blu della Mole. Ma quant’è bella Torino! Am pias propi Turin: alla faccia della globalizzazione e dell’inglese dilagante! Parcheggio e Mole di buon augurio, appena giunto all’angolo delle vie Mazzini e Fratelli Calandra, di fronte a dove sorgeva la storica Stua, i dubbi svaniscono. Microscopico, invitante, fascinoso locale che sarebbe più corretto definire una stanza con tavoli – pochissimi - e cucina.


Lucia e Mauro, compagni nella vita e ora nel lavoro, ci accolgono in amicizia, sorridenti e con quella riservatezza tutta sabauda che si compone di timidezza, rispetto, pudore e cortesia. Lucia rompe gli indugi e annuncia che loro si sentono franco-piemontesi: nel cuore, nell’anima e nel locale. Evviva, sono a casa! Quindi posso dire senza remore che l’atmosfera è bon enfant, à la bonne franquette. Non chiedetemi di tradurre: non fosse che per il suo passato, la nostra città deve essere bilingue. Siamo in famiglia, al rustico tavolo di una sala dove i piatti sono da asporto e sedersi un piccolo privilegio per pochi, pochissimi intimi. Una tavolozza di pastis artigianali e la Provenza esplode con i sui profumi: anice bien sûr e sottili, invadenti sentori di farigoule – timo come viene definito solo nella regione di Marsiglia -, cardamomo, dragoncello e tutte quelle erbe che sanno di maquis, la macchia mediterranea. Parrebbe di udire il frinire delle cicale, di sicuro si immaginano le interminabili partite di pétanque e tornano alla mente versi e frasi di Mistral e Pagnol. Am Pias, j’aime, I like, ma sì per una volta ci può stare anche l’inglese. Il lungo tagliere di salumi è targato Pralormo e due formaggi sardi, solo apparentemente fuori luogo, strizzano l’occhio al Regno di Sardegna, così come dicono i nostri ospiti, ormai diventati amici. La spiegazione non fa una grinza, e poi sono talmente buoni, un pecorino e un tre latti, che con i grissini stirati potrebbero abbinarsi all’infinito. Una padellata di gnocchi da encomio e si chiude, ancora, con la Francia, Questa volta la Provenza è lontana, si soccombe al cambio di rotta geografica con i canelé bordolesi e la squisita Tatin che dalla Sologne ha trovato un’ottima interpretazione locale. E poi ci sono i biscotti al cioccolato e sale, fateveli raccontare e assaggiateli. Consultate il menu affisso su carta paglia: ogni giorno una specialità. Bagna caoda e merende sinoire su prenotazione e al venerdì: alici fritte.


Ma la prossima volta, perché ci sarà sicuramente e presto, posso portarmi da casa la tasca col calice di vetro*? L’ottima Barbera d’ Asti di Alfiero Boffa ringrazierebbe e non potrei che dire “am pias tut”!

*una gastronomia non può purtroppo servire nei bicchieri di vetro

Am Pias

Laboratorio gastronomico aperto dal martedì al sabato 10.30 - 19.30

Via Mazzini, 48 angolo Via Calandra

Torino

Tel: +39.011.2763143

laboratorio@ampias.it

www.ampias.it

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