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Dall’ulivo, il nostro benessere

  • Immagine del redattore: alessandro felis
    alessandro felis
  • 13 apr 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

L'olivicoltura è diffusa in modo praticamente esclusivo nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L’Italia è il secondo produttore mondiale dopo la Spagna, oggi ogni regione della Penisola vanta una più o meno importante estesa di ulivi con relativa trasformazione, ad eccezione della Valle d’Aosta. Punta di diamante della dieta mediterranea, condimento per eccellenza, medicinale - sin dall’Antichità -, l’olio di oliva deve essere visto come un vero e proprio alimento, un toccasana che, non va dimenticato, è alla base della piramide alimentare, ossia insieme a cereali, frutta, verdura, ortaggi, rientra tra i cibi da consumare quotidianamente, sempre senza prescindere dalla fondamentale attività fisica. È stato infatti scientificamente verificato che il suo costante utilizzo favorisce, tra i tanti meriti, un abbassamento del colesterolo "cattivo" (LDL) ed un contestuale innalzamento di quello "buono" (HDL) aiutando a prevenire le malattie cardiovascolari e l'arteriosclerosi.


Da un punto di vista prettamente gastronomico, molto generico e con le dovute eccezioni, l’utilizzo in cucina dell’olio evo (extravergine di oliva) distingue la cucina del sud da quella del nord, impregnata di burro.


La storia dell’olio risale alla notte dei tempi e va a braccetto con quella dell’uva e del vino; in termini agronomici si dice che hanno lo stesso areale, la stessa zona climatica di coltivazione. Fa comunque specie leggere il nome, anche se in ultima posizione, del Piemonte tra le regioni produttrici, un inserimento peraltro di questi ultimi anni dove, cambiamento climatico aiutando, le nostre colline, si sono nuovamente colorate della cLhioma grigio verde dell’Olea europea. Nuovamente? Assolutamente sì, la letteratura ci riporta di pregiata olivicoltura sulle pendici alpine, secoli addietro, e il nome di molti paesi - uno per tutti San Marzano Oliveto, oggi nel cuore del Monferrato vinicolo - testimoniamo tale attitudine. E non basterebbe ricordare il piatto che si erge ad emblema culinario regionale? La tanto citata e bistrattata bagna caoda che accorpa aglio, acciughe e abbondante olio. Sembrerebbe un’eresia gastronomica ma è piuttosto da annoverare tra le tante contaminazioni della cucina subalpina, le acciughe arrivavano con le carovane che percorrevano le strade del sale e l’olio era anche quello locale, di oliva o di noci.


E poi dall’olivo non si utilizzano solo le drupe, i frutti, vogliamo parlare di foglie? Un incontro casuale, uno dei pochi lati belli - scrivo “belli” perché sono molto reticente a utilizzare il termine “positivi” da quando è associato all’esito dei tamponi - di questi mesi tristi, fatto alcune sere fa. Rientrando a casa dalla passeggiata quotidiana, concessa anche in zona rossa, nell’androne di casa mi accoglie il sorriso celato dalla maschera ma letto negli occhi di una condomina che non incrociavo da tempo e, scherzi da pandemia, di fronte agli ascensori, nasce una chiacchierata. Fatto mai avvenuto in circa 30 anni di conoscenza o pseudo tale tra un gradino e il recupero della posta dalla buca! E proprio dalla cassetta delle lettere, pochi giorni dopo - anacronistico ai tempi di smartphone, social media & Co - ecco l’invito a un webinar – siamo tornati nel 2021 - dove Paola, la condomina quasi sconosciuta, ora un po’ meno, parlerà dei benefici dell’ulivo in alimentazione, cosmetica e non solo.


A questo punto, non mi restava che approfondire e scoprire il mondo degli integratori alimentari, prodotti di bellezza e per l’igiene personale – anche mangimi per animali domestici -, che nascono dalla Natura, dall’olivo e che dal prezioso arbusto ricavano antiossidanti, vitamine, e tanti altri aiuti indispensabili al nostro benessere fisico e psicologico. Non voglio dire di più: andate a vedere qui: www.evergreenlife.it/paolaannavene e scoprirete come tutto possa “nascere da un sogno”.


E ora che si avvicina la bella stagione, con la speranza che ci restituisca anche la tanto agognata normalità, la spremuta di olive, a crudo, sarà compagna assidua delle nostre mense dove trionferanno verdure e pinzimoni, insalate di mare e grigliate di pesce. A questo punto diventano indispensabili due raccomandazioni sulla scelta e la provenienza del prodotto da utilizzare. Preferite sempre il prodotto italiano, garantito da un sistema di controlli rigorosi, andate possibilmente sull’extravergine - l’unico senza difetti e con un’acidità inferiore allo 0,8% - e poi volendo esagerare o giocare, assaggiate le diverse interpretazioni regionali e scoprirete sfumature e abbinamenti che potranno variare a seconda delle materie prime, dei condimenti e delle cotture.


E così oltre ai vini, i nostri menu incontreranno anche diversi oli; un’ulteriore difficoltà nell’allestimento dei nostri deschi? Direi piuttosto una bella coccola per i nostri palati e una sfida nel trovare piaceri raffinati che forse non conoscevamo.



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Alessandro Felis

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