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  • Immagine del redattorealessandro felis

Tempo permettendo, ci vediamo nel dehors?

Aggiornamento: 6 giu 2023

Non passa un giorno che non si senta parlare, nel bene e nel male, del cambiamento climatico in atto. Siamo passati da un inverno e un inizio primavera incredibilmente siccitosi per poi arrivare a una pioggia salutare e concludere con fenomeni incontrollati che arrecano ingenti danni.


Ma il bel tempo delle scorse settimane aveva indotto molti locali a sfoggiare la veste estiva e aprirsi all’esterno. Ed ecco l’invito, la stessa sera della scorsa settimana, a un’ora di intervallo per l’inaugurazione di due dehors ubicati a pochi metri di distanza che avrebbero dovuto sancire il piacere di godersi cibo, bevande e bellezze della città in un adeguato e funzionale ambiente esterno. Ma la pioggia ha fatto sì che le due anteprime dei dehors siano state dedans, à l’intérieur giacché vogliamo sfoggiare il francese, senza togliere per altro alcun fascino o charme che sia, agli eventi. Mi soffermo ancora un attimo sulla denominazione di questi spazi che fanno parte della pletora di termini che noi italiani amiamo rubare alle altre lingue. Non neologismi franco-italiani come sac à poche o frappeuse di cui nessun francese conosce il significato perché coniato da qualche nostro connazionale in vena di pseudo esterofilia; semmai una sorta di sineddoche dove non si usa la parte per il tutto bensì il significato (dehors è l’avverbio che significa fuori) per indicare un luogo fisico. Il posto che sta fuori diventa semplicemente “il fuori”. I francesi dicono banalmente: la terrasse. Che combinazione però! Anche in italiano potremmo usare lo stesso termine ma per noi, soprattutto torinesi, il “gergo francioso”, come diceva Pellegrino Artusi che lo voleva bandire dalle ricette di cucina, affascina.


Fatta questa lunga premessa lessicale, arriviamo ai due momenti di presentazione che, benché monchi della parte esterna, si dimostrano subito simpatici e seppure, in situazioni molto diverse, accomunati dalla piacevolezza della convivialità.


Principi di Piemonte

L’american bar del lussuoso Principe di Piemonte, il Salotto dei Principi per l’esattezza, lungi dall’essere una situazione di ripiego, accoglie gli ospiti con quelle coccole senza tempo tipiche dei palace. Complice, un sempre in forma, Flavio Scanu, capobarman, detentore di una tradizione che solo in certe strutture puoi ritrovare. E le proposte di cocktail e aperitivi vari, non sempre sono le prime a essere ricordate, nonostante la ricchezza della proposta, proprio per la particolarità dell’ambiente che domina e seduce.

Nati per ricevere e fare incontrare, i grandi hôtel mi hanno sempre affascinato. Scorrevole la chiacchierata con lo chef di Casa Savoia, Michele Griglio, col quale dopo pochi minuti si snocciolavano amicizie comuni e formazione alberghiera che riportavano al territorio pinerolese. Un calice di Champagne distribuito da Alberto Massucco, squisite leggere sfoglie e altri ghiotti stuzzichini che non ho avuto tempo di assaggiare e la promessa di tornare presto per intervistare Michele e Flavio e farmi raccontare storie di viaggiatori e di cucine, di ospiti foresti e di tradizioni piemontesi. Perché questa è la vera mixology che cerco, la miscellanea di esperienze e culture che nascono dal raccontare di fronte a un buon calice o a un ricercato manicaretto. Presente e passato che si fondono e sono l’anima del 5 stelle torinese. E se fa bello, tutti dehors, anzi siamo a Torino, quindi tutti nel dehors.


Obicà

Pochi, pochissimi minuti dopo, meno di cinque per l’esattezza, dopo avere lasciato il palace, mi ritrovo al piano terra della Rinascente nella sede torinese di Obicà, marchio diffuso in tutta Italia ma anche all’estero, dal Portogallo agli Usa fino al Giappone. Si parte dalle mozzarelle per trainare una importante tavolozza di specialità dell’italica cucina con un forte accento meridionale. Ambiente luminoso, moderno, dove potere consumare un piatto mordi e fuggi tra due sedute di shopping ma anche godersi una serata in famiglia e con gli amici. Dalle già citate mozzarelle di bufala campane, alle pizze fino allo squisito hummus di peperoni, le proposte sono un invito allo spaesamento, a lasciare Torino con la mente per trasferire palato e sensazioni di piacere dalla Campania alla Sicilia, regione che ha fornito i vini che hanno accompagnato la serata. Piacevolmente beverino il Pantelleria bianco Alsine, blend di Zibibbo all’80% e altre uve autoctone locali. Si chiude con un babà e pastiera che lasciano il segno. Il dolce della Pasqua partenopea entusiasma e il profumo di fiori d’arancio ti trasposta negli agrumeti. Il locale che ci voleva nel posto che ci voleva. Semplice ma ricercato nelle materie, apparentemente sbarazzino ma impegnato per fare stare bene il cliente. E il dehors? Sempre complice la pioggia, lo abbiamo sfiorato per l’aperitivo, preferendo l’interno di questa uggiosa serata che solo il calendario ci ricorda essere primaverile.



Principi di Piemonte | UNA Esperienze

Via Piero Gobetti, 15 - Torino

T: +39 01 155 151



Obicà - Mozzarella bar


Obicà (Ph. Andrea Granatieri)









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